foto gentilmente concessa da Javizz
Era pomeriggio quasi sera, si stava studiando per le ultime interrogazioni, otti venne sotto casa: 'hai sentito?', mi pare quasi di sentire la sua tempra bianca.
L'albero venne dopo, vennero i lenzuoli, vennero le marce, venne la paura, venne la vergogna, venne l'orgoglio, venne la consapevolezza che loro erano pochi noi tanti, venne la coscienza che erano topi in gabbia, venne chi festeggiò, venne chi iniziò a credere che la mafia come tutti gli eventi umani è destinata a finire, venne cuffaro.
Commenti
L'albero me l'ha mostrato una persone che mi è stata molto a cuore...
è bello, per me, trovare tanti blog di palermitani sul web :-)
ciao, tornerò a trovarvi!
Sai, io non so se posso o non posso capire davvero...
Provo a spiegarti meglio ciò che intendo dire.
Frequento alcuni blog di/su Palermo, e ho notato che alcuni siciliani sono davvero convinti che chi non è siciliano non possa capire. Io non voglio offendere la sensibilità di nessuno e, perciò, ammetto che FORSE non posso capire in pieno il contesto in cui maturano certe cose. D'altra parte, ho parlato di mafia con degli amici siciliani, e diciamo che la pensiamo esattamente nello stesso modo... Un omicidio è sempre un omicidio, hai ragione, capisco la paura, e ammiro il coraggio delle persone che combattono tutti i giorni per cambiare la situazione.
Che altro dire... sono stata in via D'Amelio, e mi sono commossa. Ho visto quell'albero, me l'ha mostrato un amico con cui parlavo di mafia.
Bisogna combattere perché nessuno mai dimentichi.
Ciao, Barbara