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Lu cuntu

Jttati 'nterra 'ntra li scalunati

Ognuno lu sò cuntu riccuntava,

Supra di li briganti, o di li fati,

Supra tutti 'ddi cosi chi pinzava.



'Cussì ogni sira sulevanu fari,

Li picciriddi tutti di la strata,

Chi, mischineddi, stanchi di juccari,

Vulevanu passari la sirata.



Ora vineva a Turi, di cuntari

Lu megghiu cunticeddu chi sapia,

E 'nfatti Turi cuminciò a parrari,

Cu 'na vucidda chi piatà facia.



...





Sono i primi versi di una poesia di Ignazio Buttitta, "Lu cuntu" della raccolta "Sintimintali" (1923). La poesia è molto triste ma anche molto bella. Quelli di voi che fossero siculi o comunque coloro che conoscessero il siciliano, provino non a leggerla ma a recitarla, quasi a cantarla. E' splendidamente musicale.







Commenti

Anonimo ha detto…
e per i non-siculi? perché non ce la traduci? :-)
Anonimo ha detto…
Daniè, bellissima poesia e bellissimo libro, che saltuariamente rileggo con molto piacere.
Sono spesso poesie della memoria, della terra nostra che era e che forse oggi dimentica con facilità.

Giancarlo
Anonimo ha detto…
PER BARBI....

Sdraiata a terra nelle scalinate,
ognuno il suo cuntu (racconto) raccontava,
sui briganti, o sulle fate,
su tutte quelle cose cui si pensava.

Così ogni sera solevan fare,
i bambini di strada,
che, poveretti, stanchi di giocare,
volevano passar la serata.

Ora toccava a Turi, di raccontare
il miglior raccontino che sapeva
e infatti Turi cominciò a parlare,
con una vocina che faceva pietà

………

CIAO
Giancarlo
Daleth ha detto…
Giancarlo sei un grande, per Barbi: mi riprometto di registrare in mp3 la poesia, ti anticipo sin d'ora che sono una chiavica d'attore :-)
Anonimo ha detto…
Cari Giancarlo e Daniele... grazie a entrambi! :-)
Ti sarei davvero grata se regitrassi davvero la poesia in mp3! :-))))

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