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Tre

Zeus era stato molto preciso, avrebbero dovuto camminare sul bordo della gebbia se volevano arrivare vicini alla statua dell'angelo.

Le canne crescevano una vicina all'altra tanto da rendere impossibile anche la sola idea di passarvi attraverso. Girando intorno alla collinetta si resero conto che c'era un varco fra le canne che conduceva direttamente alla parete in pietra della gebbia. Dalla parete sporgevano dei mattoni che seguivano la curva della struttura fungendo da gradini di un'enorme scala a chiocciola.

Il terreno era fradicio di acqua, ad ogni passo si affondava nel fango. Michele temeva di ferirsi agli occhi con una canna, proprio adesso che stava per uscire dalla sua condizione di guercio, non avrebbe sopportato l'idea di diventare completamente orbo.

Il primo a salire sui mattoni fu Francesco, si teneva con entrambe le mani alla parete e tentava di non guardare più di tanto verso il basso; arrivato in cima alla scala di pietra aveva alle sue spalle Michele mentre Antonio era ancora a terra.

La gebbia era colma fino all'orlo di acqua. Al suo interno pesci colorati di rosso e bianco nuotavano poco interessati allo sguardo affascinato di Francesco, niente lo avrebbe distratto da quello spettacolo.

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